Ciao cavourrin*!
Purtroppo questo mese sembro avere il così detto blocco dello scrittore (nonostante io non mi possa considerare tale) e qualsiasi idea che mi venga in mente mi sembra banale e noiosa; per questo motivo ho deciso di stanziarmi su un suolo più sicuro: i libri.
Ho scelto di parlare di un libro che ho letto questa estate: Aristotele e Dante scoprono i segreti dell’universo.
Quando l’ho letto mi sono innamorata: innamorata della scrittura, dei personaggi, di tutto. L’ho letto nelle notti in cui non riuscivo a dormire, nei giorni in cui non me la sentivo di uscire a causa del caldo infernale, in ogni momento possibile. Quando ho finito di leggerlo ero a bocca aperta, una lacrima percorreva la mia guancia ed ero meravigliata da quanto fosse stato bello. Forse sto facendo sembrare questo libro più drammatico di quanto lo è veramente. Non è realmente drammatico, se devo dire la verità. Questo libro parla della storia di due ragazzi messicani che cercano di trovare il loro posto nel mondo, ma prima di riuscirci trovano loro stessi l’uno nell’altro, innamorandosi piano piano . La storia è raccontata dalla prospettiva di Aristotele, a partire dalla prima volta che ha incontrato Dante nella piscina della sua città.
Nel corso della lettura, i personaggi di Aristotele e Dante diventano più complessi, il loro sviluppo è descritto in modo fantastico. Ciò che può sembrare un racconto sull’amicizia rimane un racconto sull’amicizia, ma compaiono temi profondi. Benjamin Saenz ha descritto in modo così spettacolare le vicende che, ogni volta che Dante ride, tutte le volte che i due ragazzi reputano l’altro strano – mi sono sentita parte della storia, come se stessi vivendo con loro il rafforzamento del loro legame.
Questo libro mi ha aiutato in un periodo in cui non sapevo chi fossi veramente; mi ha aiutato a comprenderlo e mi ha fatto riflettere molto. Spero vivamente che qualcuno leggendolo abbia risolto alcuni dei problemi che lo affliggono, ritrovando un po’ se stesso nel mare di confusione che spesso è la propria testa.
GIULIA CAVALLO, I G
Purtroppo questo mese sembro avere il così detto blocco dello scrittore (nonostante io non mi possa considerare tale) e qualsiasi idea che mi venga in mente mi sembra banale e noiosa; per questo motivo ho deciso di stanziarmi su un suolo più sicuro: i libri.
Ho scelto di parlare di un libro che ho letto questa estate: Aristotele e Dante scoprono i segreti dell’universo.
Quando l’ho letto mi sono innamorata: innamorata della scrittura, dei personaggi, di tutto. L’ho letto nelle notti in cui non riuscivo a dormire, nei giorni in cui non me la sentivo di uscire a causa del caldo infernale, in ogni momento possibile. Quando ho finito di leggerlo ero a bocca aperta, una lacrima percorreva la mia guancia ed ero meravigliata da quanto fosse stato bello. Forse sto facendo sembrare questo libro più drammatico di quanto lo è veramente. Non è realmente drammatico, se devo dire la verità. Questo libro parla della storia di due ragazzi messicani che cercano di trovare il loro posto nel mondo, ma prima di riuscirci trovano loro stessi l’uno nell’altro, innamorandosi piano piano . La storia è raccontata dalla prospettiva di Aristotele, a partire dalla prima volta che ha incontrato Dante nella piscina della sua città.
Nel corso della lettura, i personaggi di Aristotele e Dante diventano più complessi, il loro sviluppo è descritto in modo fantastico. Ciò che può sembrare un racconto sull’amicizia rimane un racconto sull’amicizia, ma compaiono temi profondi. Benjamin Saenz ha descritto in modo così spettacolare le vicende che, ogni volta che Dante ride, tutte le volte che i due ragazzi reputano l’altro strano – mi sono sentita parte della storia, come se stessi vivendo con loro il rafforzamento del loro legame.
Questo libro mi ha aiutato in un periodo in cui non sapevo chi fossi veramente; mi ha aiutato a comprenderlo e mi ha fatto riflettere molto. Spero vivamente che qualcuno leggendolo abbia risolto alcuni dei problemi che lo affliggono, ritrovando un po’ se stesso nel mare di confusione che spesso è la propria testa.
GIULIA CAVALLO, I G