Origin

Bentornati!
Continuiamo la nostra esplorazione audiovisiva con Origin, una serie horror-fantascientifica ambientata su un'astronave dal medesimo nome.
A causa dell'impatto con un meteorite, una forma di vita aliena riesce a infiltrarsi a bordo e infettare uno dei passeggeri. Inizierà così una terribile caccia alle streghe che porterà i protagonisti a scontrarsi fra di loro.
Ogni puntata è dedicata, oltre che alla storyline principale, all'approfondimento di un singolo personaggio. Sfortunatamente, non tutti godono dello stesso trattamento: capita che le backstories di alcuni protagonisti vengano lasciate sospese; non è chiaro se sia perché si ha in programma una seconda stagione e verranno quindi chiarite più avanti, o semplicemente perché alcuni sceneggiatori sono meno attenti di altri, ma queste mancanze a livello di sotto-trama rischiano poi di creare dei plot hole nella trama principale.
Origin è una serie fantascientifica di vecchio stampo: sono evidenti i riferimenti alla saga di Alien (il regista delle prime due puntate, Paul Anderson, aveva infatti diretto nel 2004 Alien Vs Predator), The Expanse, Lost in Space e The Host, dove il parassita alieno e l'umano condividono lo stesso corpo e la stessa mente. Purtroppo il finale è stato, almeno secondo me, un po' affrettato: sarebbe stato gradito un maggior approfondimento del punto di vista della creatura aliena e una maggiore attenzione ai dettagli. Infine, quello che alla conclusione della serie doveva essere un plot twist per mantenere il finale aperto (non inusuale nei racconti horror e di fantascienza) si risolve in un espediente utilizzato già troppe volte. La CGI, pur essendo utilizzata in una produzione con un budget relativamente basso, passa inosservata e non risulta posticcia . Nonostante questi difetti più o meno evidenti, la serie riesce a coinvolgere lo spettatore e invogliarlo ad arrivare fino alla fine della storia.
Il cast è costituito per lo più da attori sconosciuti, che tuttavia riescono a offrire una performance pulita e interessante, affiancati da due interpreti noti che in precedenza avevano già lavorato insieme nella saga di Harry Potter, cioè Tom Felton (Draco Malfoy) e Natalia Tena (Nymphadora Tonks).
La serie è stata una delle prime a essere prodotta da Youtube Originals, il nuovo servizio streaming ideato da Youtube Premium. La piattaforma aveva già emesso Cobra Kai, spin-off della saga cinematografica The Karate Kid, ma ebbe decisamente poco successo. Il vero problema non sta nel fatto che Youtube produca prodotti di bassa qualità, piuttosto che esso non abbia un catalogo così vasto come Netflix e Amazon Prime Video ( infatti contiene solo una ventina di serie originali scarsamente - se non affatto - pubblicizzate). È dunque impensabile che il pubblico decida di pagare per usufruire soltanto del servizio streaming, mentre sarebbe decisamente più vantaggioso per chi già fosse abbonato al servizio di streaming musicale.
VOTO: 7/10
A presto!
Chiara Albarelli, V E
Continuiamo la nostra esplorazione audiovisiva con Origin, una serie horror-fantascientifica ambientata su un'astronave dal medesimo nome.
A causa dell'impatto con un meteorite, una forma di vita aliena riesce a infiltrarsi a bordo e infettare uno dei passeggeri. Inizierà così una terribile caccia alle streghe che porterà i protagonisti a scontrarsi fra di loro.
Ogni puntata è dedicata, oltre che alla storyline principale, all'approfondimento di un singolo personaggio. Sfortunatamente, non tutti godono dello stesso trattamento: capita che le backstories di alcuni protagonisti vengano lasciate sospese; non è chiaro se sia perché si ha in programma una seconda stagione e verranno quindi chiarite più avanti, o semplicemente perché alcuni sceneggiatori sono meno attenti di altri, ma queste mancanze a livello di sotto-trama rischiano poi di creare dei plot hole nella trama principale.
Origin è una serie fantascientifica di vecchio stampo: sono evidenti i riferimenti alla saga di Alien (il regista delle prime due puntate, Paul Anderson, aveva infatti diretto nel 2004 Alien Vs Predator), The Expanse, Lost in Space e The Host, dove il parassita alieno e l'umano condividono lo stesso corpo e la stessa mente. Purtroppo il finale è stato, almeno secondo me, un po' affrettato: sarebbe stato gradito un maggior approfondimento del punto di vista della creatura aliena e una maggiore attenzione ai dettagli. Infine, quello che alla conclusione della serie doveva essere un plot twist per mantenere il finale aperto (non inusuale nei racconti horror e di fantascienza) si risolve in un espediente utilizzato già troppe volte. La CGI, pur essendo utilizzata in una produzione con un budget relativamente basso, passa inosservata e non risulta posticcia . Nonostante questi difetti più o meno evidenti, la serie riesce a coinvolgere lo spettatore e invogliarlo ad arrivare fino alla fine della storia.
Il cast è costituito per lo più da attori sconosciuti, che tuttavia riescono a offrire una performance pulita e interessante, affiancati da due interpreti noti che in precedenza avevano già lavorato insieme nella saga di Harry Potter, cioè Tom Felton (Draco Malfoy) e Natalia Tena (Nymphadora Tonks).
La serie è stata una delle prime a essere prodotta da Youtube Originals, il nuovo servizio streaming ideato da Youtube Premium. La piattaforma aveva già emesso Cobra Kai, spin-off della saga cinematografica The Karate Kid, ma ebbe decisamente poco successo. Il vero problema non sta nel fatto che Youtube produca prodotti di bassa qualità, piuttosto che esso non abbia un catalogo così vasto come Netflix e Amazon Prime Video ( infatti contiene solo una ventina di serie originali scarsamente - se non affatto - pubblicizzate). È dunque impensabile che il pubblico decida di pagare per usufruire soltanto del servizio streaming, mentre sarebbe decisamente più vantaggioso per chi già fosse abbonato al servizio di streaming musicale.
VOTO: 7/10
A presto!
Chiara Albarelli, V E
Britannia

Bentornati al nostro appuntamento mensile!
Iniziamo il nuovo anno scolastico con una serie che ha debuttato su Amazon Prime e Sky Atlantic nel gennaio del 2018: Britannia, inaspettatamente ignorata dai telespettatori.
La vicenda si svolge nel 63 d.C. e racconta la conquista della Britannia da parte di Aulo Plauzio, generale dell'imperatore Claudio, che dovrà confrontarsi con Kerra, regina della tribù dei Cantii, e con i misteriosi e inquietanti druidi (che per una volta abbandonano lo stereotipo di uomini saggi e muniti di lunghe barbe bianche). Lo sbarco dei romani sull'isola creerà un intricato intreccio di fatti che coinvolgeranno anche la piccola Cait e il druido reietto Divos, legati da una profezia che li dipinge come i prescelti destinati a fermare il malvagio demone Pwykka. Tuttavia, non sanno che il demone non è ciò che sembra ed è più vicino di quanto si possa immaginare...
La prima puntata presenta subito gran parte dei personaggi, con le loro storyline ancora divise. Vale la pena aspettare la terza puntata, in cui le trame cominciano ad amalgamarsi, per poter assistere agli scontri (verbali e non) tra Aulo e Kerra. La serie non vuole essere un dramma storico e si allontana vistosamente dalla realtà, concentrandosi più sull'aspetto folkloristico, sulle credenze celtiche e sull'influenza che esse hanno sui conquistatori romani e sugli stessi popoli autoctoni. Pur risultando godibile e abbastanza coinvolgente, Britannia non riesce a conquistare lo spettatore come invece altre serie simili, quali Game of Thrones o Vikings, riescono a fare.
Il cast è composto da David Morrissey (il Governatore di The Walking Dead), che interpreta il generale Aulo Plauzio, Kelly Reilly (Sherlock Holmes, True Detective) nei panni di Kerra, mentre Eleanor Worthington Cox è la piccola Cait e Mackenzie Crook (Pirati dei Caraibi, The Office) è l'inquietante druido Veran. La serie è arricchita dalla guest star Zoe Wanamaker, che i potterhead ricorderanno per il ruolo di Madama Bumb nella saga di Harry Potter.
La recitazione è ottima e mette in evidenza inaspettate analogie tra il mondo romano e quello britannico. Pur avendo obiettivi differenti -Aulo vuole contribuire in prima persona alla continua espansione di Roma, mentre Kerra vuole mantenere libera la sua gente - utilizzano gli stessi stratagemmi e motivazioni (<< per il popolo>>) per raggiungerli.
L'unica pecca è la colonna sonora. I titoli di testa sono affidati al sound di Hurdy Gurdy Man di Donovan: il testo della canzone riprende vagamente le vicende raccontate, ma lo stile psichedelico del cantautore e dell'animazione mal si adatta alla serie.
Il finale a sorpresa lascia spazio a congetture e teorie, piantando i semi per la già annunciata seconda stagione.
Voto: 7.5/10
Al mese prossimo!
Chiara Albarelli, V E
Iniziamo il nuovo anno scolastico con una serie che ha debuttato su Amazon Prime e Sky Atlantic nel gennaio del 2018: Britannia, inaspettatamente ignorata dai telespettatori.
La vicenda si svolge nel 63 d.C. e racconta la conquista della Britannia da parte di Aulo Plauzio, generale dell'imperatore Claudio, che dovrà confrontarsi con Kerra, regina della tribù dei Cantii, e con i misteriosi e inquietanti druidi (che per una volta abbandonano lo stereotipo di uomini saggi e muniti di lunghe barbe bianche). Lo sbarco dei romani sull'isola creerà un intricato intreccio di fatti che coinvolgeranno anche la piccola Cait e il druido reietto Divos, legati da una profezia che li dipinge come i prescelti destinati a fermare il malvagio demone Pwykka. Tuttavia, non sanno che il demone non è ciò che sembra ed è più vicino di quanto si possa immaginare...
La prima puntata presenta subito gran parte dei personaggi, con le loro storyline ancora divise. Vale la pena aspettare la terza puntata, in cui le trame cominciano ad amalgamarsi, per poter assistere agli scontri (verbali e non) tra Aulo e Kerra. La serie non vuole essere un dramma storico e si allontana vistosamente dalla realtà, concentrandosi più sull'aspetto folkloristico, sulle credenze celtiche e sull'influenza che esse hanno sui conquistatori romani e sugli stessi popoli autoctoni. Pur risultando godibile e abbastanza coinvolgente, Britannia non riesce a conquistare lo spettatore come invece altre serie simili, quali Game of Thrones o Vikings, riescono a fare.
Il cast è composto da David Morrissey (il Governatore di The Walking Dead), che interpreta il generale Aulo Plauzio, Kelly Reilly (Sherlock Holmes, True Detective) nei panni di Kerra, mentre Eleanor Worthington Cox è la piccola Cait e Mackenzie Crook (Pirati dei Caraibi, The Office) è l'inquietante druido Veran. La serie è arricchita dalla guest star Zoe Wanamaker, che i potterhead ricorderanno per il ruolo di Madama Bumb nella saga di Harry Potter.
La recitazione è ottima e mette in evidenza inaspettate analogie tra il mondo romano e quello britannico. Pur avendo obiettivi differenti -Aulo vuole contribuire in prima persona alla continua espansione di Roma, mentre Kerra vuole mantenere libera la sua gente - utilizzano gli stessi stratagemmi e motivazioni (<< per il popolo>>) per raggiungerli.
L'unica pecca è la colonna sonora. I titoli di testa sono affidati al sound di Hurdy Gurdy Man di Donovan: il testo della canzone riprende vagamente le vicende raccontate, ma lo stile psichedelico del cantautore e dell'animazione mal si adatta alla serie.
Il finale a sorpresa lascia spazio a congetture e teorie, piantando i semi per la già annunciata seconda stagione.
Voto: 7.5/10
Al mese prossimo!
Chiara Albarelli, V E