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WISH YOU WERE BEER

INTRODUZIONE RUBRICA
“Wish you were beer” è nata dal desiderio di poter parlare di musica dalla A alla Z, dai grandi “veterani” fino ai cantanti e alle band di oggi; lo scopo di questa rubrica è il confronto con le opinioni altrui, infatti penso che non ci sia niente di più bello che condividere una passione comune da una parte e dall’altra poter anche discutere in maniera costruttiva proponendo quelle che sono le nostre idee

​.
APRILE
 
Ciao a tutti! Sono Laura, una new-entry del giornalino scolastico. L’idea di scrivere questa rubrica è nata dalla mia grandissima passione per la musica: chi può dire di non ascoltare musica e di non emozionarsi alle parole di una canzone o alla sua melodia? Penso nessuno. “Senza musica la vita sarebbe un errore” diceva Nietsche, ed io non potrei essere più d’accordo: basti pensare ad un film senza colonna sonora o un bel panorama senza il suono della natura o, come la chiamo io, la “musica” del silenzio; senza di essa non esisterebbe emozione.
Ma bando alle ciance: in questo primo articolo vorrei presentarmi e parlare, in generale, di quelle che per me sono le band che hanno fatto la storia della musica, per poi negli articoli seguenti abbandonare questa “vetustà” e discutere di brani e album più recenti. Proprio mentre sto scrivendo questo articolo mi sto dando all’ascolto di uno dei più grandi album che, a mio giudizio, siano mai esistiti: “The Wall” dei Pink Floyd. Penso si sia capita dal titolo della rubrica la mia reverenza per questo gruppo: li ascolto sin da quando ero piccola,  mi ricordo che li ascoltavo seduta sulle ginocchia di mio padre, colui che in assoluto ha influenzato i miei gusti musicali. C’è chi li conosce solo di nome, chi si ricorda unicamente “Another Brick in the Wall, Pt.2” senza sapere chi siano gli autori e, infine, chi come me li ha assunti come vero e proprio stile di vita. Ciò che mi ha colpito di loro, fin da subito, è stato come all’interno dei loro album le canzoni fossero tutte legate tra di loro, come se facessero parte di un unico racconto, un unico messaggio; i suoni, cupi e psichedelici, che ti inducono ad amarli oppure ad odiarli; le melodie, elaborate ed eseguite minuziosamente, che personalmente invidio: infatti, nonostante abbia studiato musica e chitarra per anni nella vana speranza che un giorno avrei suonato adeguatamente gli spartiti di David Gilmour, non sono mai riuscita a raggiungere la sua perfezione. Ho citato Gilmour, ma non escludo  la grande influenza di altri grandi chitarristi come Brian May (Queen), Steve Howe (Yes), Slash (Guns’n’Roses), Keith Richards (Rolling Stones), Jimmy Page (Led Zeppelin), Steve Hackett (Genesis) o quel pazzo di Joe Walsh (per chi non lo conoscesse, si guardi “Hotel California” live). Probabilmente molti di voi, soprattutto chi non si intende particolarmente di musica ante 2000, penserà “ma chi sono questi?” oppure che io stia dando i numeri, ma sfido chiunque a non aver ascoltato “Bohemian Rapsody” dei Queen cercando, da solo, di cantare tutte le voci allo stesso tempo, incluso l’assolo di chitarra a fine brano; sfido chiunque a non riconoscere “Stairway to Heaven” dei Led Zeppelin (prima grande disperazione per chi si accinge a suonare la chitarra) o “Satisfaction” dei Rolling Stones; sfido chiunque a non aver mai sentito “Sweet Child O’ Mine” dei Guns’n’Roses o “Hotel California” degli Eagles (ne potrei elencare tanti altri, ma dovrei tenermi buono un mese per farlo, abbiate pazienza). Per questo, nonostante pensi che l’unica sovrana immortale sia e resterà la musica classica, non posso non ritenere “immortali” alcuni brani dei gruppi rock sopracitati, molti dei quali nati per farsi portavoce della rivolta giovanile contro il consumismo e il conformismo; essa ha inoltre influenzato gran parte della musica italiana dell’epoca, portando alla formazione di gruppi quali i New Trolls o i Nomadi e di cantautori come Fabrizio De Andrè.
Penso che qualcuno si stia chiedendo come mai abbia menzionato i Rolling Stones e abbia volutamente evitato di nominare i Beatles (“storica” potrebbe essere il termine per definire la loro rivalità). Devo essere onesta: ho cominciato ad apprezzare questi ultimi non molto tempo fa, i quali, partiti rock, si sono dati alla musica pop; anzi, si può dire che abbiano dato vita al primo vero gruppo pop. Benché io non sia una grande estimatrice di questo genere, ritengo sia inevitabile ascoltarlo e inutile cercare di resistergli data la grande popolarità che ha raggiunto oggi. Dapprima mi chiedevo come mai qualsiasi canzone del genere ascoltassi, mi riportasse a qualcosa di già sentito: effettivamente, se andate a controllare su qualsiasi enciclopedia, leggerete che il pop è un’evoluzione della musica popolare (folk) fortemente influenzata dal rock’n’roll.
E su questo mi concentrerò nei prossimi articoli: l’influenza del rock sulla musica pop distinguendo, in quest’ultimo, tra originalità e conformismo.



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